Una sola vittoria in dodici gare di campionato, otto pareggi e tre sconfitte, con una differenza reti di -7 frutto di soli 8 gol fatti e 15 subiti, sono la fotografia di un inizio di campionato quantomeno tribolato da parte dell’Udinese, prossima avversaria della Roma domenica alle 18 all’Olimpico.
La filosofia dei Pozzo, la solita rivoluzione estiva che ha travolto Sottil
La squadra friulana è stata, come da prassi della famiglia Pozzo, completamente ribaltata durante la sessione di mercato estiva con innesti esotici e giovani promettenti presi in ogni parte del globo e snaturata con la cessione a caro prezzo di pezzi pregiati come Becao, ceduto al Fenerbahce, Udogie, riscattato dal Tottenham dopo un anno di prestito, e soprattutto Beto, finito nel mirino della Premier League e acquistato dall’Everton per 25 milioni.
Sottil, al contrario dello scorso anno quando l’Udinese aveva stupito tutti con una partenza bruciante in campionato, non è riuscito nel secondo miracolo di dare subito un verso ed un’impronta precisa ai bianconeri. Forse penalizzato, come testimoniato da Ebosele, dal non saper parlare inglese ad una rosa composta da giocatori di venti nazionalità diverse, forse perché chi doveva sostituire i pezzi pregiati non ha mantenuto le attese (Lucca e Brenner su tutti), forse per il malcontento di chi come Samardzic è rimasto controvoglia, dopo l’ennesimo deludente pareggio in casa con il Lecce è stato sollevato dall’incarico.
Cioffi, ventata d’aria fresca e altri interpreti per tornare a vincere
L’arrivo di Cioffi, che non ha modiicato lo spartito tattico improntato sul 3-5-2 ma ha cambiato molti interpreti fino a quel momento ignorati, ha portato una ventata d’aria fresca dalle parti della Dacia Arena e l’Udinese ha ricominciato nuovamente a carburare pareggiando a Monza prima di uscire da San Siro con lo scalpo del Milan per poi fermare l’Atalanta nell’ultimo turno prima della sosta.
Il paradosso dei friulani è che pur stagnando in una posizione di classifica poco rassicurante e avendo vinto una sola partita in tutto il campionato, non perdono dal 27 settembre (1-4 al Maradona contro l’unico Napoli straripante visto sotto la guida di Rudi Garcia), vivono un buon momento psicologico, sono in striscia positiva da sei gare e hanno perso meno gare della Roma: soltanto tre sconfitte a fronte delle quattro patite dai giallorossi.
La difesa il punto di forza dell’Udinese, ma la fase offensiva resta da retrocessione
Cioffi è stato abile nel capire immediatamente che la squadra ha una spiccata natura difensiva ed è brava a “sporcare” le partite, mantenendole quasi sempre su binari di grande equilibrio. Ha cambiato pochissimo la difesa a tre, che ha come punto di riferimento la solidità dello sloveno Jaka Bijol e l’abilità in marcatura di Nehuen Perez, alternando poi Kristensen o Joao Ferreira come “braccetti” di destra in base all’avversario. Per dare maggiore personalità e qualità a centrocampo, la cui copertura è garantita dal rendimento costante di Walace, Cioffi ha arretrato Samardzic nel ruolo di mezzala “alla Mkhitaryan” valorizzando Martin Payero, centrocampista dai piedi educati che ha garantito una qualità di palleggio superiore rispetto a Lovric.
La nota dolente e il motivo per cui l’Udinese, pur perdendo poco e subendo meno gol di molte squadre di medio alta classifica, è quasi in zona retrocessione è senza ombra di dubbio la sterilità del reparto offensivo. La partenza di Beto ha lasciato una vera e propria voragine che nessuno è riuscito a colmare sia in termini di gol, sia in quanto a peso specifico e nella capacità di fare reparto anche da solo.
Il risultato è il terzo peggior attacco della Serie A in coabitazione con la Salernitana ultima in classifica, con la miseria di sole otto reti segnate. Se Sottil aveva puntato su Lucca e Thauvin con risultati deprimenti, Cioffi ha dato spazio a Success e ha spostato Pereyra da esterno di centrocampo a seconda punta per cercare di sfruttarne l’imprevedibilità e la vena realizzativa.
Le ultime tre partite, chiuse tutte con un gol all’attivo, sembrano aver dato ragione alla nuova soluzione tattica, anche se l’Udinese è ben lontana dall’essere “guarita” dall’anemia offensiva che ne ha contraddistinto questo primo squarcio di campionato.