Pinto il pretoriano in difesa di Mourinho

DiValerio Bertolelli

Dic 5, 2023

Lo Special One chiedeva da mesi un dirigente che potesse togliere peso dalle sue spalle e Pinto stavolta ha risposto presente

Tiago Pinto, 39 anni (Foto Profilo ufficiale X AS Roma)

Ha indossato l’elmo, l’armatura, la spada e soprattutto lo scudo per difendere non solo se stesso, ma chi ha vicino o meglio alla sua sinistra. Perché ora è diventato ancora più chiaro come Tiago Pinto sia il braccio destro di José Mourinho, condottiero di questa Roma che lo segue ovunque: in campo, sugli spalti e anche nelle dichiarazioni alla stampa.

Quella del general manager poco prima del fischio di inizio di Sassuolo-Roma è stata un’uscita non nel suo stile, ma perfetta per rispondere a una necessità dello Special One: essere difeso dagli attacchi esterni e dai provvedimenti. Il più fresco è quello della Uefa che l’ha portato a seguire le prime quattro partite di Europa League dalla tribuna come risultato del “fucking disgrace” urlato dopo la finale di Budapest a Taylor. Prima di quello, in Serie A c’era stata la squalifica in seguito al bisticcio con Serra, mentre ieri come riporta l’Ansa, è stata chiusa l’indagine nei suoi confronti dalla Figc per le parole dette nel prepartita col Sassuolo nei confronti di Marcenaro e Berardi, con la palla che è passata alla difesa.

“Voi mi conoscete, cerco di essere tranquillo e non alimentare le situazioni extra campo. Ma arriva il momento in cui magari abbiamo bisogno di dire basta. […] Io mi fido del buon senso della Procura e mi fido per due o tre ragioni: la prima è che nelle prime 14 giornate di campionato io e tutti noi abbiamo visto allenatori con atteggiamenti molto più brutti di quelli della panchina della Roma e non è successo nulla. Io non faccio esempi, basta andare sui social per vedere degli esempi che sono pazzeschi, e non è successo nulla”.

L’incipit di Pinto sottolinea subito come qualcosa sia cambiato nel suo atteggiamento, più sfrontato e diretto, simile a quello di José che sul piano dialettico è imbattibile. La difesa dell’ex Benfica si basa sui fatti, sulle tante dichiarazioni che è possibile rintracciare su internet di altri allenatori di Serie A che non sono mai finiti nel mirino della Federazione. La lista è lunga, ma i più recenti sono Ranieri dopo Lazio-Cagliari, Motta dopo Lecce-Bologna e proprio ieri sera il ds nel Napoli Meluso contro l’arbitro della partita con l’Inter. Pinto, però, ha scelto la via dell’eleganza non indicando nessuno, ma limitandosi a evidenziare come in molti abbiano lo stesso atteggiamento di Mourinho che a differenza viene bacchettato.

“Ti dico di più, quello che ha detto Mourinho ieri non è un’offesa a nessuno, non è un attacco alla dignità di nessuno: quest’arbitro non ci ha mai fischiato, ma ci ha fatto da quarto uomo e noi abbiamo la sfortuna che, quando ha fatto il quarto uomo, ci ha sempre buttato fuori persone dalla panchina. Io dico: se noi non veniamo qua a parlare ci danno la multa, se veniamo a parlare, dobbiamo dire quello che vogliono loro. Io non capisco, ti dico la verità”.

Roma, Pinto: “Non so più cosa possiamo dire”

L’abitudine di Mourinho è quella di esporsi e di accettare sempre le sfide dialettiche, attirando l’attenzione o spostandola da un’altra parte. Non sono poche le volte in cui lo Special One lo ha fatto ed è successo anche con i Friedkin, ai quali ha chiesto da mesi un dirigente che possa prendere il suo posto nelle dichiarazioni scomode e togliere del peso dalle sue spalle. Un difensore o meglio un pretoriano, nelle cui vesti si è presentato proprio Pinto ai microfoni di Dazn.

“Ma basta! perché noi stiamo secondo me in questa stagione anche cambiando il nostro atteggiamento, facendo le cose fatte bene. Adesso, se un allenatore come Mourinho non può usare la espressione “stabilità emozionale”, non so cosa possiamo dire più”.

Su quest’ultimo concetto ha giocato anche Mourinho nel post partita parlando in portoghese. Una mossa che ha fatto sembrare quasi banale il gesto di Pinto, che non poteva sapere che di lì a un paio di ore sarebbe andato in scena l’ennesimo ribaltamento strategico di Mourinho. La scelta di questa mossa è stata spiegata dallo stesso José: “Il mio italiano non è forbito“, quasi un’ammissione di colpa che, invece, ha evidenziato come sia costretto a dover ricorrere alla sua lingua madre per evitare altri attacchi.

Foto: profilo ufficiale X AS Roma

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