Mourinho e quel “bandito” di Sinner, manifesto del suo modo di andare oltre gli ostacoli

DiSimone Voccia

Nov 28, 2023
mourinho sinner

Chissà se Jannick Sinner, magari di sfuggita tra un impegno e l’altro, ha avuto modo di sentire le parole pronunciate da Mourinho nella conferenza stampa che ha preceduto la gara contro l’Udinese. Chissà se quel discorso così intenso sulla voglia di sfidare quasi in maniera provocatoria le avversità, di volere un “gang di banditi” pronti ad assaltare i fortini nemici, a provocare ostilità per galvanizzarsi in ambienti avversi e nelle difficoltà più estreme, non siano servite da sprone al tennista altoatesino.

Magari quando Nole Djokovic sembrava averlo stregato per l’ennesima volta e l’Italia era ad un passo dall’eliminazione, sotto 0-40, sull’orlo del baratro e con tre match point a favore del serbo, il tennista più mortifero della storia, pronto ad azzannare l’ennesima giugulare della sua straordinaria ed immensa carriera.

Se non possiamo essere sicuri che Sinner abbia ascoltato Mourinho, siamo quasi certi che il tecnico portoghese, grande amante del tennis (non è un mistero la sua presenza agli ultimi ATP Finals), abbia invece visto il tennista soffiare sulle falangi, abbassare il cappellino e pensare che non poteva finire così. Non questa volta, non ancora Djokovic, non in un momento che poteva sigillare la sua definitiva ascesa e che il serbo avrebbe rimandato per l’ennesima volta.

Mourinho ha visto Sinner trasformarsi nel peggior “bandito” mai visto su un campo da tennis, capace di annullare di prepotenza e rabbia tutte e tre le opportunità concesse a Nole e poi abbatterlo con un parziale di 12 punti a 3 da quel momento di massima difficoltà, arrivando a chiudere a suo favore la partita.

Mourinho “padre di famiglia”, Sinner l’esempio da seguire

In tempi non sospetti e dopo la più bella notte del suo periodo alla Roma, quella di Tirana, Mourinho si lasciò andare: “Non siamo una squadra, questa è una famiglia”. Una famiglia in cui lui è il padre e i giocatori che vestono la maglia giallorossa i figli prediletti ed intoccabili se non da lui che, da capofamiglia, può riprenderli pubblicamente o in camera caritatis.

Lo Special One non ha cambiato la sua filosofia e ancora oggi insiste nel battere i tasti che ritiene più opportuni per educare la squadra nei momenti in cui ritiene opportuno farlo, senza però permettere che le critiche vengano dall’esterno. In quel caso, come ogni padre degno di essere chiamato tale, accorre in difesa del figlio.

In una famiglia l’esempio tuttavia insegna più di milioni di parole spese, e quel Sinner che in un amen ha messo in pratica tutto quello che lui aveva richiesto alla squadra in conferenza stampa, la quintessenza del “bandito” che nella massima difficoltà si esalta, dice no all’avversità e si dimentica dell’alibi di “poter perdere” perché in fondo ha davanti Djokovic e una vita sportiva davanti per mettere la freccia e superarlo, deve averlo fatto sobbalzare dalla sedia. Il tennista italiano, con un tempismo da film rispetto alle parole di Mou, ha condensato in pochi minuti quello che è il concetto di agonismo nello sport per il tecnico portoghese.

Fuoriclasse in fatto di mind games ma anche nel farsi contaminare da ogni disciplina sportiva e non, per accrescere la sua cultura e sviluppare il suo pensiero attraverso il suo mantra “chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio”, chissà se Mou ha sottoposto quei 10 minuti di banditismo sportivo e resilienza allo stato puro con cui Jannick Sinner ha spazzato via Nole Djokovic ai suoi giocatori, ai suoi figli, per fargli capire cosa significhi non mollare mai, non darsi alibi e non preferire… la “torta della nonna” ad un clima ostile.

La Roma e il caos calmo nella vittoria contro l’Udinese

Di certo domenica sera la Roma, soprattutto dopo l’1-1 firmato da Thauvin e con l’inerzia della gara a favore dell’Udinese ha avuto una reazione diversa dall’isteria mista a panico di non fare punti, vista contro Monza e Lecce. La squadra ha incassato il colpo, ha risalito la china e poi ha colpito vincendo la partita non solo grazie alla superiorità tecnica di Dybala, Lukaku, Azmoun e compagnia cantante, ma soprattutto grazie alla consapevolezza di potercela fare nonostante un evento avverso. Il finale di Roma-Udinese è stato un caos calmo, una reazione consapevole, una risalita controllata grazie anche all’ispirazione di Mourinho stesso, che ha inserito gli uomini giusti per rimettere in piedi la squadra, ma questa è un’altra storia.

Nella Roma di ieri c’è lo zampino di quel Sinner, l’esempio perfetto (nel momento perfetto) dei concetti espressi dal suo tecnico. Sarà un caso se proprio Mou in conferenza stampa, mentre il fuoriclasse era ancora impegnato a distruggere De Minaur nell’ultimo atto della competizione, abbia chiesto di lui ed era così certo della sua vittoria da fare i complimenti all’Italia per la vittoria in Coppa Davis?

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